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Nadia Lazzarini

Area della Ricerca

Asili nido aziendali: un’opportunità sociale, culturale ed economica

La messa a disposizione di asili nido aziendali ha dei risvolti fondamentali nel miglioramento della disparità di genere e nell’aumento dell’occupazione femminile e i risvolti positivi risultano ancora più importanti nei casi di segmenti medio-bassi di reddito e nelle situazioni di maggiore disagio per le famiglie più svantaggiate

Uno dei più importanti cambiamenti degli ultimi decenni è rappresentato dal fatto che è aumentato il numero delle famiglie nelle quali entrambi i genitori lavorano, anche se la cura della famiglia ricade tutt’oggi di più sulla donna, inoltre, nei casi in cui troviamo, all’interno del nucleo familiare, un solo genitore che lavora, si innesca il problema economico, da cui l’infanzia italiana è tutt’altro che esente dato che l’Italia è uno dei Paesi ricchi con maggiore povertà infantile, come riportato dall’Unicef.

Le statistiche Istat sull’occupazione femminile in Italia riportano un quadro per nulla esaltante: il tasso di occupazione femminile rispetto a quello maschile è decisamente più basso, almeno di un buon 20 per cento, questo nonostante nel nostro Paese il livello di istruzione delle donne sia leggermente più alto rispetto a quello degli uomini.

Il divario di genere in Italia appare più marcato rispetto alla media europea. Secondo il Global Gender Gap Report 2020 l’Italia è al 17° posto tra i 20 paesi dell’Europa occidentale: solo 1 donna su 2 lavora.

Come superare questo divario?

La creazione di nuovi asili nido, più le agevolazioni e incentivi economici per poter usufruire di questo servizio senza gravare troppo sull’economia familiare, potrebbe agevolare il superamento di questa differenza, favorire l’ingresso di un numero maggiore di donne nel mondo del lavoro e una crescita della natalità che, come sappiamo, sta raggiungendo quote sempre più basse e preoccupanti.

Secondo la definizione di Istat l’asilo nido è:
un servizio rivolto alla prima infanzia (0-36 mesi), finalizzato a promuovere lo sviluppo psico-fisico, cognitivo, affettivo e sociale del bambino e ad offrire sostegno alle famiglie nel loro compito educativo, aperto per almeno 5 giorni a settimana e almeno 6 ore al giorno per un periodo di almeno 10 mesi all’anno.
Mentre l’asilo nido aziendale viene definito come: “un servizio di asilo nido destinato alla cura e all’accoglienza dei figli dei dipendenti di una determinata azienda, o gruppi di aziende (interaziendali)”.

L’obiettivo dell’Unione europea

Nel 2002 L’Unione Europea aveva fissato l’obiettivo di offrire il servizio per la primissima infanzia al 33 per cento dei bambini entro il 2010.

Nel nostro Paese si è innescato l’impulso a diversi interventi normativi. Il primo è stato un piano straordinario per lo sviluppo della rete dei servizi per la prima infanzia, avviato nel 2007 e concepito proprio per avvicinarsi alla soglia minima stabilita Ue, seguito dal decreto legislativo 65/2017 che, oltre a istituire un sistema di istruzione integrato nella fascia 0-6, ribadisce l’obiettivo del 33 per cento nella normativa nazionale e stanzia finanziamenti per il triennio 2017-19.

Purtroppo questi interventi da parte dello Stato non hanno portato ai risultati sperati, all’interno del Report Istat “I servizi educativi per l’infanzia in un’epoca di profondi cambiamenti anni 2021-2022” leggiamo che gli asili nido aziendali sull’intero territorio nazionale, nel periodo preso in considerazione, sono n. 191, mentre, secondo le statistiche Istat del 2019 erano n. 212.

L’offerta pubblica è, infatti, preponderante, da nord a sud, fatta eccezione del Veneto, dove, invece, il settore privato, prevale rispetto a quello pubblico (59,2 per cento contro il 40,8 per cento del pubblico).

La maggioranza degli asili nido aziendali è concentrata a Nord, ma comunque restano in generale pochissimi. Nel 2020, secondo l’osservatorio “Con i bambini”, l’Italia ha raggiunto la percentuale del 27,2 per cento nei servizi dedicati alla prima infanzia. Un dato in crescita ma lontano dagli obiettivi Ue, che ha appena innalzato la soglia da 33 a 45 per cento.

Ancora poche le aziende italiane pronte ad accogliere un asilo nido all’interno delle loro strutture

Le aziende attente alle esigenze dei propri dipendenti valutano l’apertura di un nido aziendale come strumento per migliorare la conciliazione vita-lavoro di tantissimi neogenitori. Esistono esempi di aziende virtuose che fanno dell’asilo nido un motivo di orgoglio e uno dei ‘benefit’ più appetibili. Tra queste: Nestlè e Ferrero, ma anche Artsana Group, di cui fa parte anche la Chicco, l’Università di Milano-Bicocca , la Pirelli, la Ferrari e molte banche come la Deutsche Bank, Unicredit, BNL, Intesa San Paolo e Mediolanum, infine, compagnie telefoniche come Telecom, Vodafone e Wind.

Anche alcune aziende sanitarie lungimiranti hanno deciso di istituire nidi aziendali per consentire ai dipendenti ospedalieri, in particolar modo ai turnisti, di poter conciliare la vita lavorativa con la cura dei propri figli, in un’ottica di work life balance.

Francesca Linda Zaninelli, Germana Mosconi

Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione "Riccardo Massa"

I nidi di infanzia aziendali ospedalieri

Sono 66 i servizi educativi aziendali ospedalieri dislocati su tutto il territorio nazionale. Hanno modalità di gestione dei servizi molte diverse gli uni dagli altri e elementi specifici che rispondono alle differenti esigenze dei territori

Come già detto, la messa a disposizione di asili nido aziendali ha dei risvolti fondamentali nel miglioramento della disparità di genere e nell’aumento dell’occupazione femminile e i risvolti positivi risultano ancora più importanti nei casi di segmenti medio-bassi di reddito e nelle situazioni di maggiore disagio per le famiglie più svantaggiate, purtroppo però ad oggi le difficoltà che si riscontrano sono ancora tante: l’offerta di asili nido pubblica è insufficiente, quelli privati sono molto costosi e quelli aziendali restano un’utopia, sono rari e complicati da aprire, nonostante la legge 448/2001 art. 70 che avrebbe dovuto incentivare i nidi all’interno di aziende.

Quali strategie vengono messe in atto oggi?

A novembre 2023 è stato presentato da parte del Governo il Codice di autodisciplina di imprese responsabili a favore della maternità, proposto alle aziende che vorranno attuare politiche in favore della maternità e a sostegno dei percorsi di carriera delle lavoratrici madri, lanciato dal Ministero per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità.

Sono un centinaio le aziende firmatarie del patto che impegna a favorire la continuità di carriera delle madri, le iniziative di prevenzione e cura dei bisogni di salute, l’adattamento dei tempi e modi di lavoro, il sostegno alle spese per la cura e l’educazione dei figli.

Il Codice affiancherà la Certificazione della parità di genere alle imprese, prevista come obiettivo del PNRR, a sostegno dell’empowerment femminile nel mondo del lavoro.

Nadia Lazzarini

Area della Ricerca

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