Chiara Burzo
Nadia Lazzarini
Quando l’Università “apre” il carcere. Poli Universitari Penitenziari e riabilitazione delle persone detenute
“Sono detenuto in una casa di reclusione e studio Statistica. Non mi interessa se è difficile. Finalmente riesco a vedere il mondo con occhi diversi da quelli con cui lo guardavo fino a pochi anni fa”.
Molti atenei italiani sono oggi impegnati nel garantire il diritto allo studio alle persone detenute o sottoposte a misure di privazione della libertà personale, attraverso l’istituzione di Poli atti a promuovere attività di formazione universitaria nelle carceri italiane.
I Poli Universitari Penitenziari nascono grazie alla collaborazione tra università, istituti penitenziari e altre istituzioni. L’obiettivo principale di queste realtà è consentire ai detenuti l’accesso ai corsi universitari e la possibilità di acquisire competenze accademiche e professionali utili per la loro riabilitazione.
Nel percorso di studi, gli studenti detenuti sono seguiti da docenti universitari incaricati, da tutor, volontari, educatori che ne facilitano e supportano il reinserimento nella società una volta scontata la pena.
L’impatto dei Poli Penitenziari in cifre
I Poli Universitari Penitenziari fanno parte della Conferenza Nazionale Universitaria dei Poli Penitenziari (CNUPP).
Lo scorso 16 aprile, alla giornata di studio organizzata dal CNEL “Recidiva Zero, studio, formazione e lavoro in carcere” è stato presentato il monitoraggio dell’anno accademico 2023/2024. I dati rilevati mostrano un aumento significativo degli atenei aderenti e soprattutto del numero totale di iscritti rispetto agli anni precedenti.
Attualmente sono 40 le università che hanno aderito alla Conferenza con studenti iscritti a corsi di laurea, e altre 4 sono in fase di attivazione; il numero complessivo degli studenti ammonta a 1.707, con maggioranza di iscritti uomini (95,8%) e una distribuzione varia per età, paese di provenienza e tipologia di regime o condizione di detenzione.
Tra le aree disciplinari dei corsi di laurea scelti dagli studenti si predilige quella politico-sociale (27%), seguita da quelle letteraria-artistica (15%) e giuridica (15%). La maggioranza degli iscritti segue un corso di laurea triennale e, ad oggi, sono solo 2 gli studenti iscritti a corsi di perfezionamento (master o dottorato).
Il coinvolgimento delle università in programmi di istruzione carceraria e la loro presenza nei luoghi di detenzione ha una valenza culturale significativa per il nostro Paese. L’istruzione superiore diventa, così, uno strumento di recupero che trasforma il tempo detentivo in un periodo formativo fecondo durante il quale il detenuto ha l’opportunità di investire su se stesso.
La didattica nelle carceri
Ogni università che da vita ai Poli Penitenziari realizza il proprio progetto didattico inquadrandolo nella realtà sociale e territoriale in cui sono è inserita e opera.
Tra i Poli più attivi, quello dell’Università di Padova è anche il più consolidato sul territorio nazionale. Avviato nel 2003, il progetto coinvolge tutti gli istituti di pena per adulti di Veneto, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige con sede principale di tutte le attività accademiche nell’istituto penale “Due Palazzi” di Padova. Tutti gli studenti sono supportati da tutor didattici e possono godere di un ambiente ottimale per lo studio.
L’offerta formativa è ricca e articolata e presenta anche la possibilità di partecipare a incontri organizzati periodicamente e dedicati a tutti gli studenti in regime di detenzione.
Nell’area milanese, il Polo dell’Università degli Studi di Milano registra nell’a.a. in corso il numero più elevato di studenti detenuti iscritti (159) che provengono principalmente da sei istituti: Casa di Reclusione di Opera e di Bollate, Casa Circondariale di Milano-San Vittore, di Monza, di Pavia-Torre del Gallo e di Vigevano
Dal 2015, la Statale ha costruito una rete di tutor al fine di sostenere il percorso di studi delle persone detenute in strutture penitenziarie. Ogni anno, il progetto propone laboratori e moduli didattici volti a favorire la frequenza congiunta di studenti detenuti e studenti esterni. Nel 2022 è stato poi avviato il Bard Prison Project – Studenti senza sbarre, progetto di tutoraggio gratuito da parte di studenti universitari ristretti rivolto a studenti e studentesse di scuole superiori e universitari che necessitano di sostegno nello studio.
Il Polo di Bicocca
Un altro Polo milanese è quello nato nel 2013 da un accordo tra l’Università di Milano-Bicocca e il Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria per la Lombardia. La didattica del Polo di Bicocca offre un nuovo programma di orientamento in tre fasi, in grado di fornire le informazioni e le risorse fondamentali per supportare i detenuti nel raggiungimento dei loro obiettivi accademici e professionali. Tra le attività didattiche, ci sono anche laboratori e corsi annuali.
Claudia Pecorella
La consulenza legale alle persone detenute: una didattica alternativa
Il Polo è coordinato da figure interne all’Ateneo che collaborano con i referenti degli istituti di pena; tra queste, è essenziale la figura del tutor, accompagnata nelle sue attività anche dai volontari del Servizio Civile Universale che hanno lo scopo di creare un ponte tra il dentro e il fuori dal carcere.
Maria Elena Magrin
Il Polo Penitenziario di Milano-Bicocca
Le esperienze sono numerose e differenziate, ma tutte mostrano il valore e l’efficacia di un programma tutto italiano che offre l’opportunità di ricercare un nuovo equilibrio e una motivazione al cambiamento nel delicato passaggio da detenuti a uomini liberi e pienamente inseriti nella società.
Chiara Burzo
Nadia Lazzarini
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