Giulia Mura
Francesco Aleotti
CLEDI: promuovere l’inclusione sociale attraverso scienza e creatività
La ricerca ha dimostrato che gli insegnanti tendono a essere positivi nei confronti del concetto di inclusione, ma sono allo stesso tempo consapevoli dei problemi legati alla sua attuazione pratica, e il loro atteggiamento è influenzato da variabili quali la formazione ricevuta e l’atteggiamento e il supporto dei dirigenti scolastici nel promuovere un ethos inclusivo all’interno delle loro scuole.
Tra i fattori che influenzano l’inclusione sociale, un aspetto importante è rappresentato dalla capacità di essere parte del flusso di informazioni, una capacità critica che vede, in molte occasioni, le categorie considerabili più a rischio di esclusione sociale cadere anche nella categoria dei cosiddetti “information poor“. Le ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) consentono di partecipare in modo informato e produttivo alla vita sociale, ma barriere legate alla lingua, all’accesso e alle competenze per utilizzare la tecnologia possono provocare l’incapacità di adottare le ICT in modo efficace e indipendente.
Il progetto Cledi, sviluppato tra il 2019 e il 2021 grazie ai fondi Erasmus+ KA3 – Policy suggestion, ha focalizzato l’attenzione su due questioni principali:
- sostenere l’inclusione degli studenti provenienti da gruppi svantaggiati, con un focus specifico su migranti e alunni di seconda generazione;
- promuovere un’efficace integrazione delle ICT nel sistema scolastico attraverso un pieno utilizzo dei loro aspetti interattivi, collaborativi e creativi.
Il raggiungimento degli obiettivi prefissati ha richiesto lo sviluppo di due linee di lavoro parallele e interrelate: da un lato l’esperienza diretta con gli studenti, concretizzatasi con il “Cledi challenge”, dall’altro la riflessione sull’impatto delle azioni intraprese e la sua traduzione in indicazioni di policy, grazie alla creazione di una serie di boards (uno per nazione) e all’organizzazione di eventi e seminari in cui si sono incontrati rappresentanti del mondo accademico e della pubblica amministrazione a livello locale e nazionale.
Il lavoro è stato realizzato grazie alla stretta collaborazione di sette scuole di tre Paesi europei (Italia, Spagna e Turchia), tre università (Università di Milano-Bicocca, Universidad de Granada, Middle East Techinical University) in cui sono state coinvolte diverse facoltà (Facoltà di Educazione, Facoltà di Astrofisica, Instituto de Migraciones), una ONG slovena dedicata alla promozione di attivismo in Internet per il cambiamento sociale e, infine, un ampio numero di ospiti speciali (come astronauti e scienziati) che hanno interagito con gli studenti.
Elemento particolarmente innovativo del progetto è stato infatti quello di proporre agli studenti di VET un problema di astrofisica, materia sicuramente non tradizionale per questi curricula, e di metterli in contatto diretto con un gruppo di astrofisici particolarmente diversificato, sia per genere sia per nazionalità: Colombia, Etiopia, Italia, Kenya, Nigeria, Serbia, Spagna, Sudafrica e Turchia erano rappresentate nel gruppo. Inoltre, sono stati organizzati momenti di contatto con astronauti, scienziati, personalità legate al mondo dello spazio in vario modo. Si è inteso in questo modo da un lato stimolare la curiosità dei ragazzi e dall’altro fornire role model nuovi e più vicini alla loro esperienza, sfidando lo stereotipo che vede la scienza come appannaggio del mondo maschile e “bianco”.
Tutti i materiali del progetto, che includono i tre video del challenge (nel quale un gruppo di astronauti si perde nello spazio e, attraverso una serie di indizi, deve identificare la propria posizione), le schede formative sui diversi temi toccati e gli strumenti utilizzati (gamification, storytellying, intercultural communication, software di simulazione dello spazio..) e una selezione dei materiali prodotti, così come una guida per l’implementazione e la valutazione delle attività, sono disponibili online alla pagina cledi.unimib.it.
Giulia Mura
Francesco Aleotti
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